Page 142 - Io la penso cosi
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persona  che  ebbe  a  soffrire  psicologicamente

        come  il  sottoscritto.  Gli  altri,  pur  lamentandosi

        della  libertà  perduta,  riuscivano  a  trovare  nella

        giocosità del gruppo la forza di andare avanti.


        Riuscivano a scherzare in vari modi; uno di questi

        era l’abitudine di accendere i lacci degli scarponi

        e poi gridare “al fuoco”.



        Un  giorno,  mentre  attendevamo  in  aula  l’inizio

        delle  lezioni,  un  compagno  si  lasciò  scivolare

        sotto al tavolo e accese i lacci delle mie scarpe. Io

        ero,  come  spesso  accadeva,  soprappensiero.

        Accortomi di quello che stava accadendo, rifilai un

        ceffone  al  malcapitato.  Questo  dapprima  mi

        guardò incredulo, sbigottito; un attimo dopo mi

        rifilò a sua volta un potente schiaffo. Fu come se

        si  fosse  rotto  un  otre  pieno  d’acqua  amara

        accumulatasi nel tempo. Le lacrime traboccarono

        come  non  mai,  lasciandomi  assaporare  il  dolce

        conforto del pianto.

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