Page 143 - Io la penso cosi
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Non era certo col malcapitato che ce l’avevo. Lui

        versò solo quella piccola classica goccia che fece

        traboccare il vaso.


        Ho sempre ritenuto che quei dieci mesi trascorsi

        presso la scuola di Caserta è come se non li avessi

        mai  vissuti.  Il  timore  di  uniformarmi,  di

        identificarmi in un numero, e magari poi essere

        convinto di ciò, era la cosa che più odiavo e che


        mi  assillava  continuamente.  Stranamente  questi
        timori  contrastavano  con  un  certo  tipo  di


        riflessione filosofica la quale mi portava a credere

        e a sperare che la sublimazione dello spirito può

        scaturire solo dalla conformità di tutti gli altri. In

        altri termini, l’assoluto non poteva che intendersi

        come  una  sorta  di  punto,  non  localizzato  ma

        infinito,  nel  quale  confluiscono  il  bene  in  se,  il

        male  in  se  ed  ogni  altra  considerazione

        antonomastica.




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