Page 10 - ombre
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nel punto che s’annicchia sotto lo sterno;
lì, come chi cade da immensa altura,
trovò appiglio ove poggiare ormai
i malfermi piedi.
Era un veliero ardito e bello,
che senza meta sembrava andasse
oltre ragione intende.
Tu, memore d’immensa grazia
a condur le vele,
prono t’accingesti a mo’ di capitano.
Furono sprazzi d’univoco intendimento.
Virai controcorrente, quand’Ella
s’adagiava
fedele e speranzosa.
Migliore intesa a memor d’uom non vea.
Caldi orizzonti li ammiravano
con desideri immani.
Fredde, oscure notti scivolarono
prive di turbamenti, sulla coltre d’acciaio
nell’Eramo connubio.
Or vecchio avventurier perché mi canti
di quanto fosse eccelso il vavigar;
di come succo giulivo scorrea nelle tue vene