Page 15 - ombre
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Impigrito dal torpore d’agosto
D’un dì come tanti
Il sogno del vecchio divaga e rammenta
Di tempi sereni;
di linde foreste;
di eterei spazi.
Da tanto s’annebbia la valle
D’un fumo che non viene dai ceppi di vite.
E’ lo smog, silente assassino,
che dilaga oltre i sogni
dell’immemore uomo bambino.
La valle d’innanzi al decrepito ulivo,
rideva in un manto di felci;
gioivano gli olmi e gli abeti.
Ma ingannatore e maligno il progresso
Interruppe l’era di gioia;
promise serenità e noia.
Oh stelle sovrane che miraste
La candita terra ai tempi degli avi,
donate sapienza e rimorso
ai potenti d’anima spoglia,
a chi gode d’immediati piaceri,
a chi crede che bello sia sterile e mari inquinati,
a chi vede in se stesso il destino del mondo
e dimentica i figli presenti e lontani.