Page 88 - Un momento di Stasi
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L’animale lo
aveva preceduto;
ma non si era
acquattato, come
sovente accadeva,
all’ombra del fico
nero. Questa volta è
riverso sul fianco di
fronte al sole,
incapace oramai di sottrarre la sua coriacea pelle alla calura
estiva. Sembra sfidare il destino, offrendo se stesso
all’ignoto della morte.
Ancora una volta, l’ultima, i due amici incrociano lo
sguardo e fanno il possibile per rispondersi in modo
appena esaustivo su chi dei due fosse vissuto da asino e chi
invece sia solo stato tale.
Le frasi stentate, in un dialetto che sa d’essenziale, sono
proferite senza l’apparente consapevolezza che l’equino
non possa capirle. Questo lo conosce bene e sono i tratti dei
loro visi che parlano. Era sempre stato come un riflettersi ,
uno negli occhi dell’altro. Ora uno stava per perdere il suo
specchio e sentiva che non avrebbe retto alla sua mancanza.
“tu sei l’asino, perché stai per morire e non capisci che
tra qualche minuto non ci sarai più. I tuoi movimenti, tutto
te stesso , i tuoi pensieri, le tue sensazioni scompariranno.
La tua lurida pelle sopravvivrà alla putrefazione della
carne. L’anima del tuo corpo, come i tuoi occhi svaniranno
nel vuoto eterno. Nessuno ti mangerà perché io non lo
vorrò, ma la zavorra del tuo organismo non lo potrà
recuperare nessuno; svanirà e basta.”