Page 90 - Un momento di Stasi
P. 90
“Non poco, direi niente. Ora avrai il piacere di
conoscere la verità dell’asino, ma non potrai svelarla a
nessuno, neanche a te stesso! Come suonerebbe aver
conosciuto una verità dal proprio asino? Saresti giudicato
asino anche tu, ma non con l’onore del quale io mi
avvalgo!”
“No, è imbarazzante, ma non mi sta venendo proprio
niente in mente che valga la pena di raccontarti. Ma forse è
proprio questa la novità; ciò che conta che tu sappia; ossia,
che non c’è niente che valga veramente la pena raccontare,
neanche quando si è ad un passo dal trapasso! Mi potresti
raccontare di qualcosa d’importante che chicchessia abbia
raccontato nella medesima circostanza e che sia rimasto
indelebile nella storia? Se niente esiste per sempre a cosa
vale rammentarlo? Voi uomini vi agitate, fate tante cose,
avete la presunzione di ritenere d’essere in grato di
trasformare la realtà delle cose e vi sfugge che in tale modo,
non solo la realtà continua a beffarsi di voi, ma addirittura
voi tendete a plasmarvi, inconsapevolmente, nel magico
fluido dell’immanenza.”
“Ei asino, ti stimo, capisco e rispetto il tuo triste epilogo,
ma non puoi proferire tali insolenze che non stanno ne in
cielo ne in terra. L’essere umano è al di sopra di tutte le
specie; è l’apice dell’evoluzione; è l’unica entità vivente che
si chiede chi sia e dove voglia andare. Solo l’uomo riesce a
pesare se stesso; metterlo in discussione ne modifica la
natura come crede. Ricordi, testa dura di un asino, quella
volta che ti ostinasti a non muoverti? Fui costretto a
bastonarti; lo feci con rammarico; ma non ottenni niente,
non ti muovesti. Fui costretto a spostarti di peso infine.”