Page 66 - Un momento di Stasi
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sulla “condizione del credere”. Non me ne si voglia se
verterò su esempi che sembrano non calzare o assimilarsi
al concetto che si stà tentando di sviluppare. Se
ammettiamo che lo stato d’animo, ovvero quella
particolare condizione che ci pervade quando siamo felici,
innamorati, adirati, sia simile alla condizione in cui
proviamo quel senso di levitazione e appagamento quando
“siamo baciati dalla fede”, allora dobbiamo parimenti
attribuire a tale manifestazione della nostra interiorità una
natura fisiologica. Che all’uomo necessitino questi tipi di
appagamenti della sua natura biologica è un dato di fatto.
E’ difficile estraniarsi dalle proprie emozioni. Quando ci
identifichiamo nel corpo e ci abbeveriamo all’apporto dei
nostri sensi, rimaniamo inevitabilmente succubi e
“condizionati” dagli stessi stimoli che provocano in noi.
Avendo io sondato incessantemente con spirito critico
nell’ambito del mio corpo, ho potuto scorgere e valutare
con dati di fatto, cosa succede in esso quando ci
abbeveriamo a stimoli di vario genere che apparentemente
sembrano esulare dal problema della finalità specifica della
gnosi. Di fatto si è spesso, per non dire sempre rimasti
condizionati da tali apporti. La maggior parte della gente è
così imbevuta e succube di tabù derivati da quanto detto,
perciò permangono nel loro stato in tutta la loro esistenza
terrena. Per proferire se tale atteggiamento è anche in
funzione della propria volontà, è necessario discutere e
mettersi d’accordo su cosi sia la volontà. L’interpretazione
da me attribuita a tale virtù si assume l’onere di un
riferimento antonomastico, in quanto essa è l’incontrastata
artefice dell’essenza dell’Io.