Page 64 - Un momento di Stasi
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Questo dilemma che rimane solo e l’unico, non ha
trovato nella maggioranza degli esemplari della nostra
specie, quella condizione che realmente potrebbe scalfirne
il mistero.
L’animale che stà scrivendo non possiede particolari
virtù, ma è spronato da una serie di martellanti domande
che echeggiano nel suo campo sensitivo; perché esisto, chi
sono, dove andrò. La rinomata retorica persevera nella mia
esistenza ed incalza con prorompente impeto man mano
che il conto dei miei anni cresce.
E’ rammaricante per me denudarvi dei palliativi che
contribuiscono a lenire il tormento dei più. Se non
conoscessi questo mezzo di comunicazione riuscirei a
tormentare solo me stesso. Abbiamo si coscienza di noi
stessi, una forte consapevolezza di questo, ma non
deteniamo un altrettanto forte capacità di gestire i tormenti
che da essa derivano con altrettanta vigoria.
Tornando ai palliativi, non vorrei sprecare molte parole
per evidenziare come quasi tutti gli esser umani si siano
volutamente “infatuati” di enormi banalità; tali
superstizioni hanno cosi forzatamente inciso nel fragile
terreno del conscio, da creare una serie di tabù tuttora
persistenti.
Come si può ritenere valido un concetto di fede? Tale
idea si manifesta come appagamento di una psiche spesso
labile. Nell’ignoranza inappagata scaturisce vigorosamente
un sentimento incontrollato che si abbevera nel mondo
delle credenze irrazionali. Non ho scorto nell’arco della mia
esistenza, nessun evento che mi abbia permesso di
supporre, di scorgere o intuire una realtà differente da